E' ormai vigente da alcuni mesi l'obbligo, per tutte le associazioni e società sportive, di adottare un Modello organizzativo e di controllo dell'attività sportiva e un Codice di condotta ad esso conforme, finalizzati alla prevenzione e al contrasto di abusi, violenze e discriminazioni di qualsiasi genere nello sport, nonchè alla tutela di tutti i tesserati, in particolare se minori.
Modello e Codice devono essere predisposti sulla base delle Linee Guida degli Enti affilianti e la loro mancata adozione comporta, da un lato, l'applicazione di sanzioni disciplinari e, dall'altro, il rischio di conseguenze ben più gravi (civili e penali) nel caso in cui si verificasse un evento che le Safeguarding Policy, non adottate, avrebbero dovuto prevenire e contrastare.
Le Linee Guida degli Enti affilianti non dicono, tuttavia, come strutturare concretamente il Modello e il Codice ne quali siano gli step necessari da seguire per predisporre tali documenti in modo corretto ed efficace. Alcune Federazioni ed Enti di Promozione hanno predisposto dei fac-simile e altri se ne trovano in rete; ad ogni modo, l'utilizzo di modelli prestampati e di "copia-incolla" trovati sul web è assolutamente da sconsigliare se si vuole adottare un Modello organizzativo cucito su misura (come, in effetti, dovrebbe essere) della realtà sportiva che si vuole disciplinare. I fac-simile possono costituire un punto di partenza, ma la redazione del Modello non può prescindere dall'analisi dell'attività sportiva esercitata, della gestione degli impianti e dell'organizzazione interna di ogni sodalizio.
Peraltro, molti fac-simile che si trovano in rete sono carenti di alcune parti fondamentali. Spesso, ad esempio, non viene disciplinata in maniera adeguata l'attività del Responsabile Safeguarding e, nello specifico, il procedimento di gestione e accertamento di eventuali segnalazioni (ivi comprese facoltà e termini per il Responsabile medesimo), nonchè la fase applicativa delle sanzioni disciplinari, a cura dell'Organo direttivo, e, da ultimo, i diritti di difesa del soggetto segnalato.
Inoltre, molto frequentemente vengono sottovalutati o addirittura non affrontati gli aspetti connessi:
alla modulistica attuativa degli obblighi contenuti nel Modello organizzativo (ad es., le dichiarazioni di di "presa visione" di Modello e Codice da parte dei soci e tesserati, il modulo di segnalazione, ecc.);
al trattamento dei dati personali (aggiornamento informativa privacy);
all'aggiornamento dei contratti sportivi con l'aggiunta di una norma sul rispetto delle Safeguarding Policy dell'ente;
alla disciplina dei flussi informativi fra Responsabile del sodalizio e Ufficio Safeguarding degli Enti affilianti;
alla predisposizione di un unico sistema integrato di policy, in cui rientrino anche gli eventuali regolamenti interni e codici etici già applicati dal sodalizio (nonchè l'eventuale modello organizzativo ex D Lgs. 231/2001 e la procedura whistleblowing);
agli obblighi informativi e divulgativi in capo all'ente sportivo, anche con riferimento ai genitori dei tesserati minorenni;
Al contrario, tutti gli aspetti sopra citati devono essere affrontati e disciplinati in maniera approfondita, affinché il "sistema Safeguarding" predisposto dalla società sportiva sia in grado di garantire un sistema di tutela effettivo ed efficace.
Un ruolo centrale nel rendere efficaci le policy adottate dal sodalizio viene sicuramente svolto dal Responsabile contro abusi, violenze e discriminazioni. Quest'ultimo deve essere dotato di competenza, autonomia e indipendenza, anche rispetto all'organizzazione sociale. Egli si occupa di gestire le eventuali segnalazioni di comportamenti lesivi delle Safeguarding Policy (sulla base di quanto previsto dal Modello organizzativo), di effettuare le verifiche sul corretto adempimento degli obblighi in materia, di organizzare la formazione degli operatori sul tema.
Tale ruolo deve essere ricoperto preferibilmente da una persona esterna all'organigramma societario, in modo da evitare il verificarsi di situazioni di potenziale incompatibilità e/o conflitto d'interessi.
Il Responsabile deve avere competenze trasversali, che abbraccino sia la parte sportiva che quella giuridica, oltre a quella psicologica. Ecco perché la scelta della persona che andrà a ricoprire tale ruolo deve essere ponderata e non può essere in alcun modo sottovalutata. Il Responsabile è il garante dell'etica sportiva del proprio sodalizio. Egli non deve limitarsi ad un ruolo passivo di mero controllo, ma assume una funzione proattiva, dovendo contribuire in maniera efficace alla creazione di un ambiente sportivo sano e sicuro e alla divulgazione dei principi di etica sportiva.
Dunque, l’incarico di Responsabile Safeguarding richiede un equilibrio fra competenze giuridiche, sensibilità etica e capacità di gestione delle situazioni di rischio o di effettiva commissione di comportamenti contrari alle Safeguarding Policy dell’ente sportivo.
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Avv. Michele Margini
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